IL PATTO DI NON CONCORRENZA

Il patto di non concorrenza è un accordo scritto tra datore di lavoro e lavoratore che limita la facoltà del lavoratore di svolgere attività professionali in concorrenza con l’azienda dopo la cessazione del rapporto di lavoro. Ecco alcuni elementi essenziali da considerare riguardo al patto di non concorrenza:

  1. Perimetro dell’attività interdetta al lavoratore:
    • Nel patto, è necessario specificare quali specifici lavori saranno vietati al dipendente.
    • Questo definisce il campo di attività in cui il lavoratore non può competere con l’ex datore di lavoro.
  2. Durata del limite:
    • La durata del patto di non concorrenza non può essere superiore a cinque anni per i dirigenti e a tre anni negli altri casi.
    • Se è pattuita una durata maggiore, essa si riduce secondo le disposizioni di legge.
  3. Luogo entro cui viene vietata l’attività in concorrenza:
    • Bisogna definire i confini territoriali del patto, evitando di estendere il divieto a tutto il mondo.
  4. Corresponsione di un adeguato compenso:
    • Il patto di non concorrenza deve prevedere un corrispettivo a favore del lavoratore.
    • L’ammontare del compenso deve essere proporzionato al “sacrificio” richiesto al lavoratore a seguito della cessazione del contratto di lavoro.
  5. Forma scritta dell’accordo:
    • L’accordo deve risultare da un atto scritto per essere valido.

In sintesi, il patto di non concorrenza può essere stipulato sia contestualmente all’assunzione che in corso di rapporto di lavoro. Tuttavia, sia il datore di lavoro che il lavoratore sono obbligati a rispettare l’impegno preso e non possono recedere unilateralmente dal patto senza il consenso di entrambe le parti.

La violazione del patto di non concorrenza da parte del lavoratore può comportare diverse conseguenze, sia dal punto di vista legale che professionale. Ecco alcune possibili conseguenze:

  1. Sanzioni legali:
    • Se il lavoratore viola il patto di non concorrenza, l’ex datore di lavoro può intraprendere azioni legali contro di lui.
    • Le sanzioni possono includere richieste di risarcimento danni, multe o altre misure previste dalla legge.
    • Tuttavia, la validità e l’applicabilità del patto dipendono dalle specifiche circostanze e dalle leggi locali.
  2. Risarcimento danni:
    • L’ex datore di lavoro può richiedere un risarcimento per il danno subito a causa della violazione del patto.
    • Il risarcimento potrebbe coprire perdite finanziarie, danni reputazionali o altri danni diretti o indiretti.
  3. Inibizione professionale:
    • La violazione del patto di non concorrenza può danneggiare la reputazione del lavoratore nel settore.
    • Altri datori di lavoro potrebbero essere riluttanti a assumere una persona che ha dimostrato di non rispettare gli accordi contrattuali.
  4. Risoluzione del rapporto di lavoro:
    • In alcuni casi, l’ex datore di lavoro potrebbe risolvere il rapporto di lavoro con il lavoratore che ha violato il patto.
    • Questo potrebbe comportare la perdita del posto di lavoro e dei benefici associati.
  5. Inibizione dell’attività concorrente:
    • Se il patto di non concorrenza è valido e applicabile, il lavoratore potrebbe essere impedito di svolgere attività concorrenti per un certo periodo di tempo o in una determinata area geografica.
    • Questo può limitare le opportunità di lavoro per il lavoratore.

 

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Matteo Atzori - Consulente del lavoro